Marco Pierucci, “borghigiano” in prestito per Mezzogiorno in Famiglia…

La serie di vittorie consecutive che la squadra di Barga ha ottenuto nella trasmissione televisiva “Mezzogiorno in famiglia”, ha permesso non solo al paese di Barga di godere dell’esposizione mediatica, ma ha messo in luce anche i componenti del team che ogni fine settimana sbarca nelle case degli italiani entrando dalla porta principale. La prova di canto della puntata domenicale ha portato alla ribalta Marco Pierucci, classe 1981, maestro elementare con un sogno nel cassetto: “Ho sempre fatto musica in qualche modo… Sarebbe bello poterne fare un mestiere”.

Quando ha scoperto la passione per il canto?

Ho sempre avuto la passione per il canto, fin da piccolo avevo un mangiadischi rosso dove ascoltavo i 45 giri; mi dilettavo a cantare le canzoni di Massimo Ranieri, Albano e Romina, i Pooh… ho sempre fatto musica in qualche modo.

 

Quali sono i suoi riferimenti musicali?

A me piacciono le belle voci in generale ma anche chi riesce ad esprimere emozioni; in particolare adoro Bocelli e Massimo Ranieri per la bellezza delle loro voci, ma anche Renato Zero o De Andrè per l’emozione e la poesia che trasmettono. Mi piace la canzone italiana su tutto.

 

Talento naturale oppure ha preso lezioni di canto?

Entrambe le cose. Come ho detto prima ho sempre cantato fin da piccolo, però essendo un tipo molto timido ho iniziato a cantare in pubblico solo a 26 anni; ho scoperto veramente di avere una voce potente ma al tempo stesso non educata. Ho quindi iniziato a studiare e nel 2010 ho avuto la fortuna di incontrare quello che è ancora il mio insegnante di canto, il baritono Enrico Gavarini e con lui ho iniziato un bel lavoro per poter usare bene la voce senza farsi male, conoscere quello che è un vero e proprio strumento musicale.

 

Si canta per passione o per fare carriera?

Si canta per passione prima di tutto, non riuscirei mai a cantare senza provare emozione o piacere nel farlo. Sarebbe bello poterne fare un mestiere, non lo nego, ma soprattutto serve la passione: quello che canto devo sentirlo mio

 

Quanto viene apprezzato questo suo stile “retrò”?

Sinceramente non credo di avere uno stile “retrò”, il mio genere è pop lirico, cioè brani che hanno fatto la storia della nostra musica in una chiave diversa, con sonorità liriche ma mantenendo la forma originale. Nelle serate che faccio piace molto questo connubio musicale ed ho riscontrato un buon favore da parte del pubblico. Sono brani che la gente ama e che ripropongo nella “mia” maniera.

 

Ha mai pensato di lanciarsi nel calderone mediatico dei talent show?

Una domanda che mi viene fatta spessissimo… i talent fondamentalmente sono dei reality show dove tutto deve fare spettacolo, e francamente di mettere sul piatto la mia vita privata non è mai andato a genio. Riconosco comunque che adesso sono degli ottimi trampolini di lancio. Per andare contro corrente mi sono iscritto alle selezioni di un talent tedesco, Das super talent, che inizieranno a primavera. Preferisco di più il modo classico nel fare carriera dove si fa tanta gavetta, dove si prendono le delusioni e si impara sul campo: questo mi piace.

 

Come è riuscito ad entrare nella squadra di Barga per la trasmissione “Mezzogiorno in Famiglia”?

Come accadono le cose piu belle… per caso. Cercavano un cantante lirico che sapesse fare anche romanze napoletane o musical per la puntata dove la gara avrebbe richiesto questo, così Massimo Salotti mi contattò per chiedermi se fossi stato disponibile… ed io accettai. La cantante che avrebbe dovuto cantare la domenica si ammalò e la Rai, all’ultimo minuto, mi chiamò per sentire se ero disposto a sostituirla nel genere pop italiano. Ho accettato e mi sono precipitato a Roma, stiamo parlando dell’arco di poche ore…di un pomeriggio; sono andato giù, ho fatto le prove e sono stato preso. Voglio ringraziare Massimo Salotti e il comune di Barga nella figura di Maria Elisa Caproni che mi hanno cercato, ma anche tutti i ragazzi della squadra con i quali ho instaurato un bel rapporto di amicizia.

 

Michele Guardì è il regista di “Mezzogiorno in famiglia”; conoscendo i suoi gusti ti avrà osannato durante le prove.

Sinceramente Guardì si vede pochissimo durante la trasmissione e praticamente mai in prova, ci sono altri autori e responsabili che si occupano di questo; comunque mi ha fatto molto piacere il sorriso che ha accennato quando ci siamo incrociati nel corridoio.

 

Si parla di autori e responsabili entusiasti della tua prova.

Lo spero, sono sempre molto critico con me stesso. Sono super professionisti e sanno comportarsi con chi, come me, è praticamente inesperto nel mondo della tv.

 

Mezzogiorno in famiglia è riuscito a farla entrare nella casa di milioni di telespettatori, cambierà qualcosa nella vita?

Non lo so, non ne ho idea… lo vedono davvero in tanti quel programma. Ho ricevuto centinaia di amicizie su Fb e la gente mi ferma chiedendo mille cose, si congratula con me; questa cosa fa piacere ma non voglio esaltarmi, sono un tipo piuttosto semplice e continuerò ad esserlo. Spero di continuare a cantare ed a far serate: è quello che mi piace. Ho la fortuna di avere dei genitori e una ragazza che mi aiutano a vivere il momento, a restare con i piedi per terra; sono i miei primi fan ma anche i primi critici. Se questa esperienza porterà qualcosa in più ben venga… piedi per terra, cuore caldo e testa sulle spalle.

 

La più bella canzone che ha cantato e quella che vorrebbe cantare.

La più bella canzone che ho mai cantato è la prima, The Prayer, in duo con mia sorella con la quale vinsi il primo concorso. Quella che vorrei cantare… non lo so… quelle belle, che mi piacciono, le canto abitualmente nelle serate: diciamo che mi piacerebbe poter arrivare a cantare un inedito scritto appositamente per me con il quale potermi esprimere al meglio.

 

A cosa rinuncerebbe per il successo?

Di quello che ho caro niente, mi impegno e faccio tanti sacrifici, rinuncio ai sabati sera con gli amici e con la ragazza, non faccio stravizi ed evito di avere vizi nocivi per la voce: niente fumo o alcol. Mi sposto, faccio anche centinaia di km solo per cantare una canzone senza prendere “una lira”; è così ma lo faccio volentieri perché spesso un bell’applauso ti ripaga di tutto.

 

Finiamo in bellezza: meglio il Ponte del Diavolo o il Duomo di Barga?

Spero che tutti i milioni di visitatori che verranno a vedere il Duomo di Barga, dopo questa avventura, si fermino a fare due foto sul Ponte del Diavolo.

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